I.1.7 Pompeii. September 2005. Entrance to stairs to upper floor dwellings.
The stairs would probably have led to two apartments at the front of the upper floor.
One would have been above the room at I.1.6 and the room behind it.
The other would have been above the rooms of I.1.9 and the two rooms at the front of I.1.8.
To the rear of these apartments would have been the unroofed open courtyard of I.1.8.
I.1.7 Pompeii. September 2010. Detail of threshold to doorway looking south. Photo courtesy of Drew Baker.
I.1.7 Pompeii. September 2010. Detail of threshold to doorway, looking west onto Via Stabiana. Photo courtesy of Drew Baker.
I.1.8 Pompeii, on left, and I.1.7 Pompeii, stairs to upper floor, on right. September 2005.
According to Warscher, quoting Mau in Bull. Inst 1875, p.30,
I.1.6-9: “Segue
un altro albergo, molto simile a questo descritto. Qui pure è interrotto il marciapiede per
lasciar entrare i legni.
L’entrata era
chiuse mediante una porta a quattro partiti, congiunti a due adue, come si
conosce dai quattro buchi per i chiavistelli.
Qui pure si entra
prima in un compreso che ha le dimensioni d’una bottega grande con una
dietrobottega e posteriormente si apre sopra una grande corte, lungo il cui
muro di fondo qui pure si stende la stalla, larga 13,30, profonda 2,47 con una
finestra sul vico settentrionale e due porte, una all’estremità meridionale,
l’altra poco distante da quella settentrionale.
Presso a
quest’ultima una parte della corte è selciata.
Lungo il muro N
vi sono due camere con finestre sul medesimo vico, e prossimo alla stalla il
cesso.
Si vede anche il
cesso del piano superiore e i tubi di mattone d’un terzo, che stava ancora più
in alto.
Nell’angolo NO vi
sono I primi gradini d’una scala, la cui parte superiore sarà stata di legno,
in quello SO l’apertura della cisterna, e accanto nella stessa massa di
materiale una vasca lunga stretta e bassa, come quella sudescritta nella casa
adiacente.
Qui la vediamo
frapposto fra la cisterna ed il muro di O, il che esclude categoricamente
l’aver essa servito d’abbeveratoio.
Dalla parte più
bassa di essa, aperta come nella casa sudescritta, l’acqua colava in un’altra
vasca larga 1,02 x 1,54, di cui un lato viene formato dalla suddetta massa di
fabbrica, uno dal muro occidentale, i due rimanenti da appositi muricciuoli.
Essa ha al fondo
uno scolo verso N, che dà in un vaso ossia tubo di mattone, incastrato nel
suolo.
Nella parete vi
era la pittura dei Lari, di cui sono rimasti soltanto i serpi.
A destra
dell’ingresso per i legni sta un locale come una bottega.
L’essere esso congiunto
mediante una porta con quel primo compreso, ove entravano i legni, ci lascia
supporre, aver esso servito di caupona per i vetturini”.
See Warscher T., 1935. Codex Topographicus Pompeianus: Regio I.1/I.5. (no.14), Rome: DAIR, whose copyright it remains.
(for a translation see, I.1.6).
In Codex Topographicus Pompeianus: Regio I.1/I.5, (the copy at DAIR), Warscher included Viola’s description of the insula, from
Gli scavi di
Pompei dal 1873 al 1878, introduzione (Pompei e la regione sotterrata dal Vesuvio
nell’anno 1879, Napoli, 1879).
This is included at the end in all parts of I.1 on the website.
“Parlando
dell’Insula I, Regio I – dicevo che in origine essa dovette essere unita
all’isola V, la quale ha ricevuto questo numero sol perchè scavata posteriormente
alle altre quattro della stessa regione.
La causa per cui questo spazio fu per mezzo di un vico diviso in due
parti noi la ignoriamo, laddove non si può porre in dubbio che tutta questa
seconda parte dovette appartenere a un solo proprietario, perchè quasi tutta
occupata da un solo edifizio; che le altre due ristrettissima località furono
ricavate posteriormente.
La sua area è di
m.q. 1595-72: ed è limitata a settentrione dalla via tertia, che la separa
dalla isola 2, ad oriente ed occidente da due vicoli privi di selciato, e a
mezzogiorno dell’agger che fiancheggia le mura; senza dubbio essa faceva parte
de’quartieri ignobili della città, almeno per quanto può congettarsi dal
mestiere che vi si esercitasse e della rozzezza della costruzione. Anche quivi avvennero frequenti
trasformazioni, come affermano gli avanzi di costruzioni appartenenti a diverse
epoche.
Come si vede
dalla prefazione del prof. Viola – fu un malintese con la numerazione delle
insulae della Regio I: non si aspettava che vi fosse un vicolo che separa
l’insula I dell’insula vicina, e a questa altra fu dato il numero 5 – poichè i
numeri 2, 3 e 4 sono stati dati alle insulae scavate prima. Ma io sono dell’opinione che sia meglio non
cambiare i numeri una volta dati, poichè sarebbe troppo difficile di orientarsi
nei rendiconti contemporanei agli scavi.
Il vicolo che
separa l’insula I della insula 5 – dà l’impressione di un passaggio stretto,
nessuna porta, nessuna finestra non danno in questo vicolo.
La mia fotografia
è molto tipica per l’insula intiera: muri di tufo o di pietra di Sarno
completati nell’epoca tardiva di mattoni; non è possibile di seguire i
cambiamenti che avevano luogo nell’insula in questione. Noi abbiamo, come si vede tre case con
thermopolia, cauponae per la gente povera.
Non è rimasta
niente della pittura murale”.
See Warscher T., 1935. Codex Topographicus Pompeianus: Regio I.1/I.5. Rome: DAIR.